BURRO SALATO E BANANA COL CEROTTO

I Dialoghi interiori possono essere  alquanto strani, divertenti.. Perfino Artistici. E molto istruttivi! 

All’inizio…

Faccio la spesa al supermercato ed esco col mio sacchetto. Salgo in macchina. Ho appena messo in moto quando una signora bionda e soffice viene nella mia direzione agitando una mano. Nell’altra ha un paio di sacchetti ben ricolmi. 

Mi guardo dietro – sarà vero che si rivolge a me? Sì. Dietro non c’è nessuno…

“Ha dimenticato un pacchetto alla cassa” mi dice gentile e io ringrazio, scendo, chiudo e mi avvio. 

Faccio solo una decina di passi e una signora dietro di lei, capelli grigi ricciuti e carrello stracolmo, mi informa meglio: “Ha lasciato il burro!”. “Grazie!” le rispondo “E’ burro salato!” aggiungo stupidamente.  Subito dietro di lei si affanna un signore con un sacchetto di carta minuscolo che aggiunge: “C’è anche una bottiglietta!”. Sorrido e lo ringrazio con un cenno del capo. Intanto sto per entrare nel supermercato… Un’altra signora anch’essa soffice con un cappellino rosato in testa completa: “E un detergente!”.

Sono commossa da tanto zelo. Mi sento protetta, tutelata, avvolta da tutte queste notizie che confermano una gentilezza nei miei confronti inusitata – certo potrei anche vederla diversamente ma oggi la vedo così, com’è bello vivere in un paese così premuroso, tutti sorridono e rientro sorridente. Raccolgo i tre oggetti – pago il detergente che,  messo nel carrello inferiore, avevo dimenticato di mettere sul nastro trasportatore – ed esco soddisfatta. 

Dimentico le cose?

Beh ogni tanto sì. Ma oggi ho davvero fatto… bingo! 

Mi interrogo e mi sovvengo di come sono arrivata in fila alla cassa e dove erano i miei pensieri. Erano rivolti alla banana di Cattelan. Proprio alla banana, intendo, a quella specifica banana che si è ritrovata a vivere un tale destino… Insomma stavo raccontandomi una storia, a mio uso e consumo, e mi ci ero persa dentro. A un certo punto, invero, avevo intravvisto il nastro trasportatore completamente vuoto, la cassiera in attesa, il mio carrello bello pieno. Il nastro continuava a scorrere con il suo ritmo verde, senza la mia merce sopra. Forse dietro qualcuno si stava agitando. 

Vi assicuro che è un’esperienza senza pari, vedere il nastro completamente vuoto  e silenziosamente in moto, per i fatti suoi, in un’ora di punta. Il tempo si dilata. L’esperienza del vuoto mistico qui e ora a costo zero. 

Scendo rapidamente sul Pianeta e  butto la spesa alla rinfusa, nel sollievo generale. Per il momento debbo trascurare la banana di Cattelan… 

La banana saltella nei miei pensieri

Ma già mentre riempio il sacchetto la banana saltella nei miei pensieri, perché le banane son fatte così, se fai tanto di rivolger loro attenzione, dopo ne vogliono ancora, come certi cagnolini festanti che ti lusingano da dietro i recinti che li trattengono dall’esplorare il vasto mondo. 

Dunque questa famosa banana voleva farmi sapere che non è mica così facile, restarsene appese attaccate a un muro, trattenute da un cerottone argentato, iniziando a imbrunirsi davanti agli occhi stupiti dei visitatori. 

“Messa, poi, in una posizione che voi Umani subito collegate ad altre cose, insomma lo vedi nelle loro pupille a cosa pensano tutti! Uomini e donne, se è per quello!”

La capisco. Quello, da parte di Cattelan, è stato un colpo basso. 

“Ah, mi hai capito! Lui non ha mica pensato che una Banana può avere il suo senso del pudore! E poi, soprattutto, a quel punto nessuno mi vede per quello che SONO davvero! Nessuno riflette sulla mia Bananità! Un’occasione d’oro, per far conoscere l’Essenza della Banana, sciupata per questa strizzatina d’occhio furbetta!”
Sono stupita dalla proprietà di linguaggio di questa banana, che anzi ora inizio a chiamare Banana con la B maiuscola, come mi sono resa conto si considera Lei. 

“Ti rendi conto? E quel benedetto cerottone argentato, che mi impedisce qualsiasi movimento! Che mi toglie ogni via di fuga!”

Ammetto che non ci avevo pensato

In effetti se ripenso alla sua situazione simpatizzo: io amo chiunque voglia la libertà, voglio concedermela e cerco di non limitarla agli altri… finora non avevo incluso le Banane in tali considerazioni ma si trattava solo di miopia da parte mia. 

“Avrebbe potuto appendermi con un filo, per esempio. In questo modo avrei oscillato piacevolmente, ricordando i tempi felici della mia esistenza attaccata all’albero, lassù in alto, insieme alle mie sorelle festose. Che bei cori che facevamo!”

Il coro delle Banane appese alla palma-madre mi colpisce: si tratta solo della nostra sordità, se non le sentiamo? O la Banana di Cattelan approfitta della mia ignoranza bananesca per rifilarmi delle storie esagerate sulla loro specie? Non oso chiederlo. Ho capito che è stressata, bisognosa e forse anche un pochino permalosa. 

Cerco di rassicurarla: “Beh però stai diventando molto famosa…” 

Lei vibra tutta, lancia lampi gialli intorno: “Ma che mi importa a me? Nessuna, dico nessuna Banana ama primeggiare. Neppure quelle che finiscono Banane Split, con tutta quella bella panna…”

Ecco come è stato che ho dimenticato tante cose alla cassa. Fare la spesa con una Banana chiacchierona che vuole tutta la tua attenzione non è facile!

 

Franca Errani

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2 Commenti

  1. Cinzia

    Fantastica!

    Rispondi
    • Franca Errani

      Grazie Cinzia! 😉 Un abbraccio, con tanta voglia di rivederti di persona.

      Rispondi

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