Modena, primo atto, l’inizio: “Tutto è iniziato una domenica pomeriggio in una palestra di una città emiliana. Sparsi sul parquet della sala più grande della palestra giacciono diversi foglietti accuratamente piegati per nasconderne il contenuto. Un gruppo di persone sedute a semicerchio attendono istruzioni sul da farsi….
Da un rapido conto si capisce che qualunque cosa si tratti non ci sono abbastanza foglietti per tutti. E finalmente qualcuno parla, qualcuno che si intuisce avere un ruolo importante nel gruppo e che si rivolge alla platea chiedendo a nove volontari di raccogliere un foglietto a testa…”
Questo potrebbe essere l’inizio di un romanzo thriller e invece è solo come ho immaginato la scena vista da un marziano invisibile atterrato sul nostro pianeta ed entrato per caso in una palestra di Modena pochi attimi prima che Franca invitasse nove volontari a pescare un foglietto a cui sarebbe corrisposto un certo chakra, dal primo al quarto. Non solo. L’invito è quello di far muovere, danzare, cantare, onorare questo chakra, viverne il ritmo, farlo proprio e trasmetterlo con i suoi suoni, colori e anche gli odori a tutto il gruppo. Un progetto, un’idea chiede di essere accolta e realizzata. Chi come me ha scelto di raccogliere quel foglietto e lo ha aperto con la curiosità frenetica dei bambini ha accolto prima di tutto quel numero come un pugno allo stomaco e il classico“Ah, lo sapevo!” perché ci si aspetta che arrivi qualcosa da cui siamo sempre più o meno consapevolmente fuggiti. E adesso non è più tempo di chiedersi “perché proprio a me?” ma piuttosto: “Ci sto o non ci sto? Ci sto…“
Villa Stampa, secondo atto, si va in scena…
E l’invito viene accolto da un gruppo di “iniziati” ai cui componenti è richiesto di condurre il gruppo per dieci minuti con musiche che rievochino un particolare chakra. L’esperienza è unica per chi non l’ha mai vissuta prima. Ne porto la mia personale testimonianza. Si sente circolare tanta energia che sembra essere molto di più della somma dell’energia di ogni persona. Provo a rivivere quei momenti.
“I movimenti al ritmo della musica mi mettono in contatto con parti mie a me sconosciute, relegate ai confini della coscienza e adesso vive più che mai, felici finalmente di potersi esprimere. Sono forse diventato un’altra persona? Mi piace pensare che io sono anche questo e mi piace esserlo. Il bacino si muove ed è proprio il mio. La mente, mia compagna da sempre di viaggio, non si ritira spaventata, è presente, osserva e un po’ si diverte, si gode lo spettacolo. Adesso finalmente si può riposare. La prova è terminata. Felice, mi sembra che il mondo abbia cambiato i suo contorni e che ora anche il mio territorio abbia qualcosa di diverso”.
Ci sono momenti che spesso ti viene voglia di ricordare, per riviverne le emozioni. Ed è così che è nata l’idea di raccogliere tutti questi momenti in un contenitore che potesse essere di tanto in tanto riaperto per farmi rivivere almeno in parte le stesse emozioni. E cosa c’è di più adatto della musica che le ha generate? Ed è così che ho cominciato a chiedere agli altri compagni iniziati: “Mi daresti il cd delle tue musiche per copiarmele?”
Chakra Dance in Villa Stampa – terzo atto, il CD
Chiedendo a ogni componente del gruppo di farmi copiare le loro musiche non avevo ancora le idee ben chiare di cosa ne avrei fatto. Solo un’idea era chiara e cioè il fatto di raccogliere quelle musiche perché sentivo che stavo vivendo momenti importanti e bisognava fare qualcosa per catturarli. Ogni tanto ho come la fiducia che se ci viene una intuizione deve essere assecondata perché è come vedere un seme e immaginare che da esso qualcosa crescerà se il seme stesso viene piantato e curato e che gli sviluppi ci saranno mano a mano svelati.
La mia prima immagine è stata quella di creare un contenitore di ricordi per soddisfare un bisogno emotivo. Intorno a questa idea ho poi costruito quello che in seguito è diventato un progetto, cioè quella di raccogliere tutti i brani in un cd, o in più cd, in una confezione che innanzitutto richiamasse i suoi protagonisti a rivivere quei momenti come lo hanno vissuto allora. Un “qualcosa” che potesse far sentire tutti noi del gruppo come co-protagonisti, ognuno con la sua unicità e la sua energia particolare. Quindi il progetto iniziato con la raccolta dei brani e la precisa associazione a chi li ha fatti vivere, prendere anima in quel particolare luogo e momento. Poi ho intrapreso la ricerca di un’immagine di quel luogo e delle persone che lo hanno animato con la loro energia. Ed è arrivata la foto trovata nel mio archivio elettronico riempito da compagni di viaggio che si dilettano di fotografia e che forse mai avrebbero immaginato che una loro foto sarebbe finita su una copertina di un cd. Infine ho affrontato il completamento della ricerca dei titoli dei brani musicali e degli artisti. Ho cercato di curare molto questo aspetto perché sento il titolo come un simbolo di un particolare vissuto e ricordarlo può rievocare certe emozioni. Al termine di questo mio lavoro posso dire di aver visto quel seme germogliare e alla fine diventare una pianta. Sono contento del fatto che insieme ai miei cari compagni di viaggio si potrà trovare ogni tanto un po’ di sollievo, riposo e nutrimento all’ombra di questa grande pianta.
Realizzare un progetto, quarto atto, riflessioni
Al termine di questo lavoro sono giunto ad alcune riflessioni su alcune qualità e attenzioni che, a mio parere, vanno curate durante la realizzazione di un nostro particolare progetto. Prima qualità che ritengo necessaria è lapassione, intesa come desiderio forte di realizzazione, attraverso la quale infondiamo energia al progetto stesso. E’ come volere arrivare in un certo luogo e scegliere di andarci con l’auto più potente che possiamo avere a nostra disposizione. La chiara visione di ciò che desideriamo è un’altra qualità essenziale. A volte diversi desideri si possono sovrapporre e ci può essere confusione perché siamo spinti verso diverse direzioni. E’ allora che occorre una scelta chiara, stabilire delle priorità per meglio indirizzare le nostre energie e quindi usare al meglio “l’auto potente” che abbiamo a disposizione. Credo si possa assumere come regola generale. Più l’idea è chiara e precisa e più si riesce a costruirci attorno il progetto che mira a realizzare quella particolare idea e non altre.
Altra qualità importante è saper gestire il tempo e i suoi ritmi. Darsi il tempo giusto per realizzare un progetto è un’arte perché bisogna trovare la giusta misura. Un tempo troppo lungo può affievolire il progetto, togliergli energia, un tempo troppo breve può creare ansia, il rischio di vivere tutto in superficie senza mai approfondire per la classica scusa “non c’è tempo”. Se invece si imbocca il ritmo giusto sembra proprio di seguire un’onda che ti trasporta e ti fa sentire più leggera la fatica.
Da questa mia esperienza ho consolidato la convinzione che intraprendere un progetto vuole anche dire prepararsi ad acquisire nuove conoscenze, nuove competenze ed è importante rivolgerci a persone che possono aiutarci. E’ quindi un buon esercizio per imparare a chiedere. Forse alla luce del risultato finale del Cd realizzato si crederà che io sia un esperto di informatica e/o di strumentazione per la registrazione. In realtà sono partito con un livello di conoscenza in questi campi il minimo indispensabile e invece di sentirlo come un limite l’ho sentito come un’opportunità per imparare cose nuove. Si diventa come una specie di esploratori. Alcune cose si imparano per esperienza diretta, provando e riprovando strade diverse, altre le impariamo da dei “saggi” che incontriamo per strada e che ci indicano la via che già loro hanno percorso.
E come spesso accade il fascino e il divertimento sta nel viaggio più che nella meta.
Dicembre 2006
Angelo Lo Presti è Dottore in Chimica Industriale, e studente della Scuola di Counseling Indirizzo Voice Dialogue.
0 commenti