BMD nella scuola d’infanzia – (Morena Cremonini)

da | Set 24, 2012 | Blog | 0 commenti

Nel mio lavoro di insegnante ho utilizzato spesso tecniche del BMD con i bambini (di età di scuola dell’infanzia e di scuola primaria), armonizzandole con tecniche teatrali e giochi cooperativi-non conflittuali, sperimentando comunque sempre ciò che ho proposto, necessariamente, in prima persona, nel corso  dei  tre anni di Scuola di Counselor e  in  stage formativi.

La sessione che andrò a descrivere  si riferisce alla conclusione del PROGETTO CONTINUITA’ SCUOLA DELL’INFANZIA- SCUOLA PRIMARIA.

E’ prassi ormai consolidata nel sistema scolastico italiano dedicare cura e attenzione alla transizione tra i vari ordini scolastici (fino alla scuola secondaria di primo grado), secondo modalità che ogni dirigente scolastico individua in collaborazione col team docenti. Il progetto della realtà lavorativa che mi riguarda ( Direzione Didattica di San Giovanni in Persiceto, Bologna) si sviluppa su due fronti:

1) scambio di informazioni  in cui le insegnanti che “lasciano” raccontano i bambini ( in colloqui professionali ) alle insegnanti che li accoglieranno; compilazione di un modulo che descrive ogni bambino nelle diverse aree di competenza e sviluppo e che verrà utilizzato da un’apposita commissione che ha l’incarico di andare a formare le future classi tenendo conto delle caratteristiche e delle necessità  dei vari bambini;

2) realizzazione della “VALIGIA”, definizione che indica la creazione di uno strumento mediatore comune a tutte le scuole del territorio e che i bambini porteranno a scuola il primo giorno: negli anni è variato nella forma, comunque sempre ha a che fare con modalità attraverso le quali il bambino si racconta con  disegni e fotografie significative, e che viene continuato negli anni della scuola primaria (a dire il vero  dovrebbe essere ripreso e continuato  anche alla scuola media); consegna della “VALIGIA”  nella seconda delle DUE  giornate che sono previste nel mese di aprile e in cui le insegnanti accompagnano i bambini della scuola del’infanzia alla scuola “dei grandi”, che li accolgono e li accompagnano in una sorta di  tour, oltre che coinvolgerli in attività e giochi ad interazione reciproca.

A tutto ciò io ho aggiunto (complice la mia collega Claudia che è sempre stata disponibile a seguirmi nella mia pioneristica sperimentazione  del BMD a scuola!) una sessione pensata appositamente per rielaborare la visita alla “scuola dei grandi”, col carico di eccitazione, paura, curiosità, rifiuto, che ne sono seguiti (va tenuto conto che una quota di disagio esiste anche nelle insegnanti che, come me e Claudia, lasciano andare i bambini con i quali hanno interagito per tre anni, quindi si affaccia una vulnerabilità anche dell’adulto). In una mattina di maggio, tutti scalzi, ci siamo recati nel nostro grandissimo salone col pavimento in parquet  (salone che di volta in volta si trasforma in spazio gioco, in laboratorio teatrale, in spazio per le mio proposte- esperimenti di BMD ecc.). Ho messo a terra una lunga e grossa corda di spago, la quale, come  fosse un cursore del tempo, veniva da me spostato di qualche centimetro in avanti, dividendo il pavimento, dunque , in due  rettangoli. All’inizio i bambini sono partiti nel rettangolo più ridotto, che si ampliava mano a mano che arrivavano i miei input: all’inizio della sessione il rettangolo minore coincideva con la zona del noto, del vissuto, e lo spazio maggiore dell’ignoto, dell’ancora da conoscere.

“Sdraiati assieme ai tuoi compagni..siete tutti in fila, ma prenditi uno spazio che non sia troppo appiccicato agli altri, puoi chiudere gli occhi se ti va e ti chiedo di rannicchiarti in posizione fetale, come se fossi dentro la pancia della mamma… sei in un  liquido tiepido, resti lì tranquillo. A occhi chiusi prova di muovere le mani, i piedi… puoi cambiare posizione ma resti sempre a terra, con la schiena o un fianco ben aderente al suolo… senti arrivare la voglia di uscire…

(io e Claudia passiamo tra i bambini, stabilendo un contatto fisico con ognuno di essi, e questo avverrà sempre di qui alla fine come azione di contenimento)

SPOSTO LA CORDA UN PO’ IN AVANTI, ALLARGANDO QUALCHE CENTIMETRO IL RETTANGOLO IN CUI SI TROVANO I BAMBINI )

Spostati sulla schiena e avanza un pochino, senza oltrepassare la corda… ora sei nato!… guardi il mondo attorno a te, lentamente, sempre restando sdraiato: il soffitto, il pavimento, tutto ciò che ti circonda… ascolti i suoni, le voci… annusi… metti un dito in bocca… emetti qualche suono… giochi con le tue mani… afferri i tuoi piedini…

Ora riesci anche a sollevare il collo… a rotolare, poi ti avventuri nello stare seduto… ora ti muovi nello spazio alternando tutte le cose di cui sei divenuto capace: rotoli, ti sposti sulla schiena, ti metti a sedere, afferri, punti i piedi e inarchi la schiena, fai rumori con la bocca… quando dirò STOP ! ti fermi dove sei

IO SPOSTO LA CORDA DEL TEMPO UN PO’ IN AVANTI

Sai muoverti a quattro zampe, quindi puoi decidere dove andare da solo, puoi spostarti e facendo questo puoi incontrare i tuoi amici, sfiorarli, guardarli, toccarli, fare un pezzetto di strada insieme, scambiare suoni… a questa età forse sei andato all’asilo nido…

IO SPOSTO LA CORDA DEL TEMPO UN PO’ AVANTI

Lentamente ti alzi da terra… sperimenti una nuova conquista: stare in piedi!

Senti i piedi ben ancorati a terra, senti che le gambe si fanno via via più sicure, trovi l’equilibrio e ne provi nuove forme… stai lì, abbassati e rialzati più volte lentamente… ripercorri le conquiste e alternale: sdraiato, rotolare, seduto, in piedi…

IO SPOSTO LA CORDA DEL TEMPO UN PO’ IN AVANTI

E’ giunto il momento di camminare… dapprima i passi sono incerti… ma poi si fanno sicuri… puoi anche esibirti in velocità diverse, oppure camminare sulle punte, o sui talloni… ogni tanto puoi arrestarti, stare in equilibrio come i fenicotteri, poi ripartire… puoi interagire con lo sguardo, con le mani quando incontri un compagno…

IO SPOSTO LA CORDA DEL TEMPO UN PO’ IN AVANTI

ora metto una musica, che ti servirà per danzare liberamente tutte queste conquiste: pestare, saltare, camminare, rotolare, sederti… puoi aggiungere anche la corsa… puoi imitare il movimento di un compagno… quando la musica si ferma ti fermi anche tu… e poi via di nuovo… Sono gli anni che vanno da quando eri  appena nato  fino ad oggi che sei giunto al termine della scuola dell’infanzia!

Ora vieni qui seduto sulla corda del tempo. Come puoi vedere all’inizio del gioco il rettangolo dove ti muovevi con i compagni era piccolo… ora invece è piccolo l’altro rettangolo. Di qua, dove siamo seduti ora, c’è la scuola dell’infanzia, le cose che sai fare, le cose che già conosci: di là c’è quello che dovrai imparare, la “scuola dei grandi”! Qui sembra che sia piccolo lo spazio del nuovo, in realtà è molto grande, noi ne vediamo e ne esploreremo solo un pezzettino… ma non ci entriamo ancora… ci avviciniamo, poi ce ne allontaniamo… possiamo prendere per mano Morena e Claudia oppure un amico… guardare il nuovo da lontano, arrivare vicinissimo, ma ancora aspettare, perché, per andare di là dovrete  preparare prima lo zaino, metterci dentro ciò che porterete con noi.

Ci sediamo in cerchio.

Con le mani disegniamo il contorno di uno zaino che indosseremo sulle  spalle e  dentro al quale mettiamo  tutte le cose che sappiamo fare… tutti gli strumenti che ci serviranno (l’astuccio, il quaderno, forse un piccolo giochino… e tutti i ricordi che vogliamo portare con noi… ognuno di voi, col giro di parola, può esprimersi e dire a tutti cosa vuole mettere nel suo zaino… vi ricordate quando  a tre anni abbiamo dipinto con la tempera rossa usando i piedi?… o quando abbiamo fatto il corso di nuoto?ecc…

 (ora i ricordi affiorano e sono i bambini a riportare episodi che neanche noi insegnanti ricordavamo! Ogni volta che un ricordo affiora chi vuole  esprime il gesto di infilarlo nello zaino. Anche io e Claudia verbalizziamo i nostri ricordi, spiegando che ci serviranno , saranno i nostri strumenti per ripartire con i nuovi bambini che verranno).

 Bene, ora che abbiamo questo zaino ben fornito di strumenti e ricordi proviamo a camminare, parlando a voce alta tutti contemporaneamente, ognuno verbalizza cosa c’è nel proprio zaino, si può interagire con un compagno in uno scambio di battuta e poi andare da un altro. Ecco…ora proviamo di entrare nello spazio che non conosciamo ancora…siete pronti?

(comincia un gioco in cui ridendo ci avviciniamo, mettiamo un piede dentro poi scappiamo fuori, poi due piedi e stiamo dentro  solo un pochino ancora, fino a quando ci decidiamo a restare dentro come fossimo esploratori di un paese sconosciuto, gioco che peraltro abbiamo fatto più volte nel corso dei laboratori teatrali).

Siamo dentro (musica: Thelonius Spheremonk).. è come una città nuova, ci muoviamo lentamente, con circospezione… ci respiriamo dentro… cominciamo ad esplorarlo con il corpo… con le mani ne costruiamo le pareti e le coloriamo come ci piace… ora proviamo di fare anche qui quello di cui siamo capaci: camminare, disegnare, parlare, ridere ecc…

Io e Claudia solleviamo la corda e ve la portiamo…vi attaccate tutti con una mano… la solleviamo, la abbassiamo… torniamo con la corda a quando eravamo piccoli… e poi di nuovo ad oggi che siamo cresciuti… portiamo la corda fuori dalla scuola, pi la riportiamo dentro… ci arrotoliamo in una spirale poi ci srotoliamo… la lasciamo cadere poi la riprendiamo… la spostiamo dove vogliamo e giochiamo a saltare di qua e di là…

ci sdraiamo per concludere il nostro gioco… il primo di voi si mette a terra, poi mano a mano si aggiungeranno i compagni: cercate di avere un punto di contatto almeno con un compagno… respiriamo così, tranquillamente…

quando te la senti ti puoi staccare delicatamente dal gruppo… se vuoi puoi prendere un foglio e disegnare, oppure andare a rimetterti le scarpe, andare a bere, riprendere a giocare…

Nella parte finale ho usato il pronome al plurale, per sottolineare la valenza della condivisione di questa fatica-conquista. Poi ho utilizzato nuovamente, come all’inizio, il pronome “tu” a evidenziare la personale capacità di prendersi cura dei propri bisogni: disegnare o riprendere la routine consueta.

 

Morena Cremonini è insegnante e  counselor indirizzo Voice Dialogue

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