Coaching personale – (L. Halbertsma, R. Stamboliev)

da | Mag 1, 2014 | Blog | 0 commenti

In questo articolo intendiamo mostrare come, durante le sessioni di coaching, le persone possono diventare consapevoli dei loro punti di forza e degli opposti ad essi collegati. Forniremo la cornice teorica e dimostreremo il metodo di lavoro con due esempi pratici….

… Prima di descrivere il reale processo di coaching, però, spiegheremo teoricamente come il pensiero e l’azione siano orientati durante il processo. Da quando Jung ha formulato le sue teorie  è ormai familiare l’idea che un essere umano non è composto solo da un singolo “io” ma da molti diversi “io” (parti, sub-personalità, archetipi, schemi di energia). Il Voice Dialogue, il metodo sviluppato dagli psicologi Hal e Sidra Stone, si basa sull’idea che è possibile rivolgersi a queste diverse parti o sub-personalità,  singolarmente.

Ogni sub-personalità ha la sua propria volontà, i suoi pensieri e sentimenti,  la sua “voce” (Stone e Stone, 1989).

Un altro importante principio usato dagli Stone è quello della disposizione di queste parti secondo uno schema di polarità. In un polo possiamo trovare le parti che la persona ha imparato ad usare per sopravvivere, ad esempio la parte di controllo o la tendenza al perfezionismo, le sue abilità critiche, le energie razionali che possono essere utilizzate per gestire la vita. Un altro esempio di una parte che usiamo per sopravvivere è quella che è gentile con le persone (il “gentile”).

Ognuna di queste parti, o poli, ha un suo opposto di cui spesso non siamo consapevoli o che abbiamo represso. All’opposto delle parti precedenti vi sono quelle che non hanno a che fare con la sopravvivenza: ad esempio, all’opposto della razionalità potremo trovare energie più emotive, all’opposto del potere e dell’indipendenza vi possono essere i nostri bisogni, la fragilità e la vulnerabilità; l’opposto del “gentile” può essere la parte egoista che è stata repressa.

E’ sempre più evidente che, come esseri umani, non possiamo funzionare in modo appropriato – né nella vita privata né in quella professionale – se non comprendiamo queste parti represse di noi stessi. Se viviamo la vita solo attraverso le nostre strategie di sopravvivenza, a un certo punto scopriremo che ci manca qualcosa (Halbertsma, 2000). Questo è vero sia per gli individui che per le persone che lavorano insieme all’interno di un’organizzazione e quindi si appoggiano alla cultura dell’organizzazione, nella quale è apprezzato solo un certo tipo di comportamento.

Questo significa che non ci rendiamo conto delle  parti “rinnegate”, né in noi stessi né nelle persone che incontriamo. Non riusciamo ad interagire bene con l’altra persona, perché non riconosciamo questi aspetti in noi stessi e nei nostri contatti creiamo barriere.

Nella teoria di Ofman e in particolare nel lavoro con il “Core Quadrant”, questo elemento è rappresentato dal concetto di “allergia”. Convertire questa “allergia” in una “sfida” personale può rappresentare una risorsa di sviluppo umano (Ofman, 1992).

Una caratteristica distintiva del “Voice Dialogue” è che questo metodo letteralmente “dà voce” alle diverse parti della personalità, per poi lavorare su una consapevolezza crescente che si posiziona “al di sopra” di esse, dirigendole in modo sempre più consapevole (“Ego consapevole”).

Sperimentare lo squilibrio

Uno dei due opposti finisce per essere escluso, mentre abbiamo bisogno di entrambi nella nostra vita.

Quando sperimentiamo uno squilibrio ci sentiamo stanchi, oppure siamo vittime di un “burn-out”. Questo fa nascere domande come: “Come posso andare avanti?” Oppure: “E’ tutto qui? Sto estraniandomi dal mio ambiente? E’ possibile ritrovare il contatto con i miei collaboratori o soci, in modo che la comunicazione possa nuovamente fluire? Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti in questa situazione?”.

Nella vita e sul lavoro siamo spesso confrontati da molti temi. Talvolta cerchiamo la consulenza di un coach perché ci  aiuti a lavorare su un certo tema. Nella nostra esperienza molti problemi con cui le persone arrivano da noi sono legati a quanto abbiamo descritto. La domanda che la persona si pone è il risultato di uno squilibrio interno tra due parti, tra due opposti  – di cui uno è stato escluso, mentre abbiamo bisogno di entrambi nella nostra vita.

Ad esempio le nostre parti forti possono essere sempre più percepite come oppressive, mentre le parti non sviluppate mancano del tutto dalla nostra vita. Sperimentiamo queste parti opposte come un campo di tensione tra due poli, tra due aspetti di noi stessi che sembrano escludersi a vicenda.

Ritrovare l’energia: il Voice Dialogue

Rendere le persone consapevoli della connessione tra i due poli permette di riequilibrarle, e questo genera molta energia.

Spesso già la consapevolezza, di per sé, permette il recupero: le persone escono dall’impasse, oppure diventano consapevoli della involontaria tendenza a scivolare verso uno solo dei due poli e scoprono che hanno bisogno di entrambi per una vita mentalmente sana.

Usando il Voice Dialogue possiamo sperimentare più della semplice consapevolezza: possiamo sperimentare realmente le energie di una polarità, negoziare con loro e infine integrarle nella nostra consapevolezza (Stamboliev, 1989).

Il metodo

  1. Dà a una sub-personalità il suo “spazio” e la sua “voce”
  2. Offre l’opportunità di sperimentarla completamente, compreso il tono della voce, i suoi sentimenti e la sua postura
  3. Apre la strada ad una maggiore capacità di interagire con la sub-personalità
  4. Contribuisce all’integrazione delle diverse sub-personalità dentro di noi.

Esamineremo ora il processo di coaching in modo più approfondito, usando le polarità derivate da due esempi pratici. Le situazioni descritte sono accadute realmente ma sono state modificate nei fatti in modo da non poter risalire ai clienti reali.

Esempio 1: essere gentile

Marian è una donna sui cinquanta. Il suo problema riguarda i rapporti di lavoro con il suo codirettore. Questo le causa molto stress. La codirezione è il frutto di una recente riorganizzazione. Marian descrive il suo collega come una personalità autoritaria, manipolativa, un uomo ambizioso e non amichevole. Nella prima sessione abbiamo fatto un inventario dei valori di Marian, che si sono rivelati essere la cooperazione, l’apertura, la capacità di sostenere e di apprezzare le persone. Risulta chiaro che i suoi valori sono il polo opposto dei valori attribuiti al suo collega. Marian afferma di volere imparare a occuparsene. Partiamo quindi con uno dei suoi valori, cioè l’essere “buona e gentile”. Marian conferma che le piace essere gentile con gli altri. Questo polo si rivela essere un meccanismo di sopravvivenza che predomina nelle situazioni di stress.

Nella seconda sessione esaminiamo a che cosa è servito questo “essere buona” nella sua vita, fino ad ora. Ora, Marian sceglie una diversa posizione nella stanza (seduta, o in piedi) che ritiene sia adatta a questa parte di lei, alla quale vogliamo ora rivolgerci. “Dando voce” letteralmente a questa parte di lei, molte cose diventano chiare. Questa parte ci dice perché è così presente, che cosa ha significato per Marian. Diventa anche chiaro perché questa parte l’ha difesa, e contro che cosa. Nel suo caso l’origine può essere ritrovata nella sua relazione coi genitori che litigavano sempre: lei voleva proteggere loro e se stessa da questa difficoltà e aveva messo molta enfasi nell’essere buona. In questo modo Marian diventa consapevole che l’essere “buona” è una sua parte importante che si è molto sviluppata.

Questa parte è stata ascoltata molto attentamente e Marian ha sperimentato come si sente quando le permette di prendere tutto lo spazio. Questo fatto l’aiuta a diventare più consapevole e a riconoscere questa parte nella vita quotidiana. Dopotutto, noi spesso agiamo con schemi subconsci di cui possiamo diventare più consapevoli.

Nella seduta seguente portiamo l’attenzione alla sua vulnerabilità, che era stata protetta dal meccanismo di sopravvivenza di essere buona. Se Marian è capace di prendersi cura consapevolmente della sua vulnerabilità, sarà capace di interrompere il suo comportamento condizionato: la sua parte buona e gentile può smettere di lavorare tutto il tempo e Marian potrà rilassarsi di più.

Questo processo crea la premessa per esaminare la parte meno sviluppata, “rinnegata”, in una sessione successiva. Essa è esattamente l’opposto dell’essere buona e gentile  e potremmo definirla la parte che sa “mettere confini”. Anche a questa parte viene data “voce” e risulta chiaro che anch’essa è sempre stata presente, ma non ha quasi mai avuto la possibilità di esprimersi. Se le fosse permesso di essere più presente, Marian avrebbe meno stress e più energia.

Imparando consapevolmente a sentire e sperimentare entrambe le parti, diventando più conscia delle differenze, Marian ha ora più scelta tra l’essere gentile e il porre limiti. La collaborazione con il suo collega migliora, perché ora Marian sa mettere più limiti, cosa che la rende più autonoma. Tuttavia Marian sceglie di non affrontare la  discussione del team di lavoro con il suo collega, perché sente che lui non lo vorrebbe. Alla fine Marian preferisce un’altra posizione lavorativa, perché comunque lavorare con il suo collega continua ad essere un problema; ora, però,  si tratta di una scelta consapevole, non fatta da una posizione priva di potere.

Esempio 2: il lavoratore accanito

Marten ha ottenuto molto nella vita. Ha 35 anni ed ha avviato un’attività di successo nel campo delle comunicazioni, dove ora ha venti dipendenti.

Vorrebbe una risposta al perché si sente sempre stanco, privo di energia e di ispirazione. E’ stato mandato da noi da un amico che è passato attraverso la stessa esperienza e che conosce il lavoro con le polarità.

Quando Marten arriva per la prima sessione, è molto vicino ad un esaurimento. Insieme, esaminiamo quali sono i valori importanti per lui, e si rivelano pochi e fortemente sviluppati:

  1. Lavorare duramente, il perfezionismo, essere responsabile;
  2. Essere amato

Insieme concordiamo che questa combinazione di valori rende molto probabile un esaurimento nervoso e potrebbe spiegare perché Marten si sente come si sente.

Subito dopo diamo “voce” a una delle sue parti sviluppate, il “lavoratore accanito”.

Conversando con questa parte, diventa chiara la sua origine e che cosa lo attiva. Marten sarà così in grado di riconoscere meglio questa parte, quando fa la sua apparizione in lui. E qualcosa ancora accade: dando “voce” a questa parte, dandogli tutto lo spazio,  è come se si potesse prendere meno seriamente, come se la voce fosse “esausta” di sé stessa. Questo permette l’apparizione del suo opposto. Perciò Marten fa esperienza di questa seconda parte meno sviluppata, che si sente triste e stanca, e non vede via d’uscita. Tuttavia Marten decide di continuare ad esaminarla e a svilupparla. Trascorrerà più tempo facendo cose per sé, e anche non facendo nulla e apprezzando la solitudine. A questo punto si tratta di una scelta consapevole da parte sua, qualcosa di completamente diverso dall’avere un esaurimento nervoso e scivolare in modo inconscio nell’altra parte, ammalandosi e sentendosi senza potere. In questo modo Marten impara a prendere cura della sua vulnerabilità, invece di lasciare che sia il suo sistema primario di sopravvivenza a gestirla.

Nella sessione successiva Marten esamina come sarebbe se stesse di più a casa, dedicando un po’ di tempo a se stesso, avendo meno obblighi sociali. Ma le persone lo ameranno ancora, visto che l’essere amato era un altro dei suoi valori? Egli ora vuole trovare un equilibrio, un “sano egoismo”

Elenchiamo di nuovo le polarità di Marten:

  1. lavorare duramente, perfezionismo e prendere responsabilità, opposti al “lasciar accadere” o al “non tutto deve essere finito ….”
  2. il bisogno di esser amato, come opposto al saper “mettere limiti” e “mettere se stesso al primo posto”

Le parti primarie  di Marten non devono sparire perchè gli appartengono, ma averle troppo presenti non è salutare, come egli ha sperimentato. E’ importante dunque trovare un equilibrio con le parti opposte. Questo diventa possibile perché Marten è diventato consapevole della sua vulnerabilità e delle sue paure, che finora sono state protette dallo schema di sopravvivenza e che ora egli può gestire direttamente. Marten decide di salvaguardare i fine settimana, di delegare di più sul lavoro, di pianificare meglio il suo tempo (ad esempio, limitare il numero di cene d’affari) e in generale di divertirsi di più.

Lezioni per il coach

Per i coach pensare in termini di polarità ed esaminare quali parti predominano sulle altre è uno strumento utile per stabilire una diagnosi.

Quando una parte è più sviluppata dell’altra, la causa spesso può essere trovata nell’infanzia: un certo tipo di comportamento è stato apprezzato e applaudito, a discapito di altre modalità. Di conseguenza noi sviluppiamo il comportamento che veniva premiato e lo applichiamo alla nostra vita con successo. In questo modo “sopravviviamo” alle situazioni difficili e proteggiamo noi stessi e la nostra vulnerabilità. Talvolta è su questo che basiamo la scelta per le nostre vite professionali. Lo svantaggio è che difficilmente compare nel quadro l’opposto del comportamento sviluppato. Diventando consapevoli di questo fatto, possiamo creare più opportunità di scelta, abbiamo più energia, sviluppiamo meno “allergie” e quindi andiamo incontro a meno conflitti nella vita.

Che tipo di domande dovremmo fare e farci?

  • Che parte è sviluppata? E’ possibile per la persona diventarne consapevole, farne esperienza?
  • Possiamo percepire la vulnerabilità sottostante che è stata protetta dalla parte sviluppata e accettarla?
  • Possiamo far entrare nel quadro la parte meno sviluppata?
  • E’ possibile per la persona  prendersi cura della vulnerabilità e scegliere avendo consapevolezza di entrambe le parti, invece di essere controllata da uno schema inconscio e predominante?

Questo tipo di “coaching personale” è rivolto allo sviluppo della personalità, all’equilibrio nella persona, ai suoi motivi per fare qualcosa o per trattenersi dal farlo, al miglioramento della sua vitalità. E’ una forma di coaching adatta alle persone che osano guardare a se stesse e non si sentono minacciate da questo. Abbiamo riscontrato che non vi è connessione con il livello di educazione della persona coinvolta.

Partiamo sempre con le parti fortemente sviluppate: questo fornisce una sensazione di sicurezza e rende più facile, successivamente, incontrare le parti meno sviluppate. Questo tipo di coaching, di per se stesso, non è adatto per imparare nuove abilità, ma le persone cominciano ad agire in modo diverso grazie alla nuova consapevolezza. Quella parte era già presente nella persona, ma ora può trovare la sua strada per essere espressa

Nella nostra esperienza le persone hanno generalmente bisogno di 2-5 sessioni, di durata tra una e due ore.

Questo metodo di lavoro richiede determinate caratteristiche nel coaching. Per dare spazio ad ogni “voce” nell’altra persona occorre un facilitatore; noi, come facilitatori, dobbiamo essere consapevoli del fatto che le parti simili, in noi stessi, saranno toccate durante la sessione. Talvolta le riconosciamo e le abbracciamo, altre volte invece possono essere le nostre parti “rinnegate”. Dobbiamo essere molto consapevoli di questo rischio, altrimenti si attiverà un transfert. Lavorare con il Voice Dialogue richiede un training supplementare, oltre all’esperienza professionale come trainer o coach.

Bibliografia

  1. Halbertsma, E.H. (2000). Dilemma’s te lijf. Assen, van Gorcum, 112 pp.
  2. Halbertsma, E.H. & D.Ratering (2001). Organisatiebelang en individueel belang, balanceren in een dilemma, HRD Thema, Jaargang 2, nr. 4, pp.51-59.
  3. Mulder, L. (2001). Een aanpak voor duurzame gedragsverandering, Opleiding & Ontwikkeling, nr. 12, pp. 38-41.
  4. Ofman, D. (1992). Bezieling en kwaliteit in organisaties. Utrecht, Kosmos-Z&K Uitgevers, 206 pp.
  5. Stamboliev, R. (1989). The Energetics of Voice Dialogue, Mendocino, LifeRhythm..
  6. Stone, H. & S. (1989). Embracing Our Selves. Novato, CA., Nataraj Publishing.
  7. Stone, H. & S. (1991). Embracing Each Other. Novato, Nataraj Publishing.
  8. Stone, H. & S. (1993). Embracing Your lnner Critic. San Francisco, Harper.

(Liesbeth Halbertsma[2] e Robert Stamboliev[3])


[1] Traduzione dall’inglese di Franca Errani Civita

[2]La Dott.ssa L.H. Halbertsma  è consulente di management e coach. Ha lavorato come consulente per la Boer & Croon, ed è stata dirigente della Baak Management Center e di altri istituti. E’ particolarmente interessata al pensiero sul dilemma.

[3]R. Stamboliev MA, trainer e coach, è direttore dell’Istituto di Psicologia della Trasformazione (ITP, www. transformatiepsycholgie.nl). Si è laureato in psicologia in California (USA) ed è uno dei principali promotori del Voice Dialogue in Olanda e in Europa.

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