Il Perfezionista – (F. Errani)

da | Giu 22, 2014 | Blog | 0 commenti

Continua con questo articolo la “lista” dei sé connessi, in qualche modo, al potere. I sé che abbiamo intervistato finora – l’attivista, il conoscitore psicologico, il sé razionale – fanno tutti parte di quel “team” di aspetti interiori che vogliono farci sentire al sicuro nel mondo attraverso un certo tipo di potere….

….L’attivista vuole che agiamo, che facciamo cose (il mondo occidentale apprezza molto il “fare”); il conoscitore ci permette di capire gli altri e quindi di poter interpretare le loro mosse, di non essere sprovveduti davanti alle reazioni umane; il sé razionale dà struttura, analizza, crea connessioni logiche tra gli eventi, cerca di dare una “forma” al mondo che sia comprensibile, chiara, gestibile. Le richieste che ci vengono dall’esterno, secondo la prospettiva di questi sé, sono tante e sfidanti; occorre soddisfarle in modo efficace. Un alleato potente in tal senso è il sé perfezionista: la parte di noi che vuole che facciamo le cose alla perfezione. Che non sopporta l’imprecisione, il lassismo, la trasandatezza. Anche il sé perfezionista, come i suoi alleati già intervistati, è un’energia che non crea connessione energetica; appartiene anch’esso alla sfera del mentale e del potere. Come ogni altra energia, anche il perfezionista è, in sé, neutro: è l’identificazione con  un’energia che la rende “velenosa” per il sistema.

Il sé che parla è il sé perfezionista di Diego.

Diego ha da poco iniziato il lavoro interiore con il Dialogo; è venuto perché la nascita di sua figlia l’ha messo in una situazione di vulnerabilità che prima gli era assolutamente sconosciuta. Diego è medico: ha quindi trovato naturale occuparsi della salute della bambina, ma vive con un senso di sconfitta e di frustrazione il fatto che la piccola continui ad avere ricadute. Ha deciso di consultare un collega, cosa che gli è costata molto perché si è sempre ritenuto un professionista di grande successo. Non ammette di poter sbagliare. Dopo aver parlato anche con altre energie, quella che si definisce con più chiarezza è la voce del Perfezionista interiore. Il facilitatore invita quindi questa energia a parlare direttamente, spostandosi dal centro.

Sé perfezionista di Diego (sicuro, un po’ incalzante): – Non riesco veramente a capire come Diego non sia all’altezza di questa situazione. Sono furioso con lui, sta sbagliando proprio nella situazione nella quale dovrebbe essere assolutamente perfetto!

Facilitatore: – Sembra che questo fallimento ti preoccupi per la sua immagine…

Sé P. D. – Devi capire, il mio standard per lui è molto elevato. Non potevo proprio immaginare che con sua figlia ci fosse una caduta del genere. Sto pensando che deve iscriversi a qualche Scuola di Specializzazione, anche se ancora non so bene quale. Ha perfino dovuto consultare un collega! (arrossisce, un po’ si vergogna perché si rende conto che non ci sono emozioni verso la bambina)… insomma, ci sono altre parti che sono preoccupate per la figlia, anche io a modo mio… ma a me preme che lui non faccia errori.

F.ore: – Sembra che questo sia veramente il tuo compito principale… vuoi dirmi in quali aree lo vuoi perfetto?

Sé P. D. – Beh praticamente dappertutto! Innanzitutto la professione, puoi capirlo. Qui lui ha un compito dove deve essere assolutamente a prova di errore. Comunque deve essere perfetto anche nei dettagli del lavoro: se scrive un articolo per una rivista, deve essere chiaro, conciso, preciso; deve riportare tutta la bibliografia e controllare ogni cosa. Con i colleghi deve essere gentile, ma ancora di più con le infermiere e i sottoposti. Io gli faccio scrivere sull’agenda tutte le date dei compleanni e ogni altro dettaglio utile. Naturalmente ancora di più con i pazienti. Ha le schede di ognuno, io voglio che sappia i nomi dei loro famigliari, magari anche del cane se c’è, e così via. La professione medica è una professione umana!

F.ore: – Senti, sei tu che gestisci poi questi rapporti?

Sé P. D.: – Non solo io… per fortuna. Mi rendo conto (con un po’ di sussiego) che io non sono bravo a collegarmi con le persone.  Ma ci sono altri alleati che lo fanno per me. Io resto dietro.

F.ore: – Mi piacerebbe continuare con le tue aspettative su di lui. Dicevi che lo vuoi mandare ancora a scuola…

Sé P. D. (con grande impeto): – Ha scelto una professione dove non si finisce mai di imparare! E se non è in grado di aiutare sua figlia, deve tornare a scuola assolutamente.

F.ore: – Capisco il tuo punto di vista…

Sé P. D. – Sono contento, perché lui a volte scalpita. Ma io so bene come si deve essere nel mondo. Lo voglio perfetto, a prova di errore. Deve vestirsi nel modo giusto, essere corretto, ricordarsi tutto, arrivare in perfetto orario agli appuntamenti..e nel suo studio privato non sopporto se un paziente arriva in ritardo, naturalmente. Odio le persone trasandate e tiratardi.

F.ore: – Sembra, da come lo dici, che gli capiti spesso, di avere intorno persone “trasandate” o “tiratardi”…

Sé P. D.: – Non me ne parlare! Sembra che le attiri. Colleghi, la segretaria, i pazienti… per non parlare della situazione in famiglia. Sua moglie, quando si tratta di uscire, non è mai pronta. E poi, tira via, nelle cose… voglio dire, a lei sembrano fatte bene cose che per me sono ancora allo stato larvale!

F.ore: – Vuoi farmi un esempio?

Sé P. D.: – Anche sua moglie scrive, come sai. Articoli divulgativi, si occupa di divulgazione scientifica per alcune riviste. Naturalmente chi meglio di me può darle un’opinione e magari correggere i suoi lavori?

F.ore: – Capisco. Quindi tu ti sei offerto di aiutarla.

Sé P. D.: – Certamente (fiero). Tu sai che a me non scappa una virgola. Odio le cose abboracciate. Così mi sono sempre messo di buona lena, anzi di più, perfino con entusiasmo. E sai com’è andata a finire?

F.ore (empatico): – No…

Sé P. D.: – Che lei ora non ce li fa più leggere. Dice che  con me non arriva mai in fondo alle cose, che si sente stupida, scadente, una nullità. Così spedisce gli articoli senza neppure dirci dove e quando saranno pubblicati! Io tremo.

F.ore: – Insomma, in famiglia hai diverse fonti di disagio…

Sé P. D.: – Sono “loro”, che dovrebbero sentirsi a disagio. Io lo faccio solo per il meglio. Non mi va che sua moglie possa essere giudicata una che scrive sciattamente! Pensa che firma con i DUE cognomi!

F.ore: – Quindi i lettori possono risalire anche a Diego…

Sé P. D. (ansioso): Certamente.

F.ore: – Qual è la cosa che temi di più, per lui, se venisse giudicato meno che perfetto?

Sé P. D. (aggrottando la fronte): – Ti rendi conto di cosa vuol dire sbagliare? Io non so cosa potrebbe capitargli, perché sono talmente presente… ma di certo qualcosa di tremendo.

F.ore: – Ad esempio?

Sé P. D.: – Potrebbe essere licenziato… i suoi pazienti potrebbero lasciarlo… non andrebbe più nessuno da lui… (si agita sulla sedia)

F.ore: – Mi rendo conto che tu, a modo tuo, stai proteggendo una grande vulnerabilità, che si agita al di sotto…

Sé P. D.: – Io ci sono da sempre. Io non so come potrebbe andare avanti senza di me. Tutti lo abbandonerebbero. Non lo riconoscerebbero più! Tu non hai idea di quante paure ci sono dentro di lui!

F.ore: – Me ne rendo conto…

La perfezione come protezione

Come ogni altra energia, anche la perfezione può essere usata in modo intelligente attraverso un ego consapevole; può invece diventare un fardello insopportabile quando si insinua in ogni area della vita e propone standard elevatissimi, assoluti, irraggiungibili.

Nello schema di Diego, il sé perfezionista rappresenta un aspetto primario di grande potere, che finora non è mai stato messo in discussione. Anche se la moglie lo ha apertamente contestato, arrivando a spedire gli articoli senza neppure farglieli leggere, questa vicenda non ha smosso la profonda convinzione che le cose giuste sono dalla “sua” parte (della perfezione) e che è la moglie ad essere sciocca e pressappochista. C’è voluta la grande vulnerabilità legata alla salute cagionevole della piccola figlia per far decidere Diego a mettersi in discussione. Naturalmente si tratta di un processo: da questa intervista iniziale si può notare come il sé perfezionista abbia preso in mano tutti gli aspetti della vita di Diego, quindi occorre un po’ di tempo e di pazienza perché questa energia trovi uno spazio più giusto ed equo, a mano a mano che si radica un ego consapevole in grado di sostenere, dal centro, la profonda insicurezza che giace al di sotto.

Come per ogni altro sé, solo il rispetto e il riconoscimento di quello che questa energia ha fatto per noi permetterà la trasformazione: non il giudizio, le analisi, il rigetto. E’ molto più facile rispettare e onorare le energie primarie quando ci si rende conto che sempre l’energia si è attivata nell’infanzia come migliore forma di adattamento possibile in quelle condizioni.

 Questo articolo è comparso in prima uscita sul sito dell’Associazione Voice Dialogue Italia (www.voicedialogue.it)

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