Realtà bioenergetica dei sé (A. Caddeo, F. Errani, S. Serrano)

da | Nov 1, 2013 | Blog | 0 commenti

Questo articolo è la sintesi della relazione “Evidenze sperimentali della realtà bioenergetica dei sé interiori” tenutasi al convegno “I Linguaggi del Voice Dialogue”, Porretta, giugno 2006.

L’articolo del Prof. Serrano “Biofisica e Sistemi biologici” è scaricabile in formato PDF.

(Dott. Alberto Caddeo[1], Dott.ssa Franca Errani[2], Prof. Sergio Serrano[3])

Premessa

La possibilità di questo lavoro è nata dalla collaborazione con il Dottor Alberto Caddeo e il Prof. Sergio Serrano, conosciuti “per caso” un paio di anni fa ad una cena[4]. A volte sono proprio questi incontri che fanno fermentare idee e progetti fino a quel momento rimasti dormienti in un angolo del cervello… Infatti da tempo uno dei miei sogni (Franca Errani) era quello di poter dimostrare in modo scientificamente riconoscibile e riproducibile la realtà energetica dei sé interiori, dando rilevanza concreta a quelli che sono gli effetti biologici delle sedute di Voice Dialogue (Dialogo delle Voci).

Hal e Sidra Stone, creatori della Dinamica dei sé e del Voice Dialogue, parlano dei sé interiori come di realtà biofisiche, che hanno quindi un impatto non solo simbolico, psichico o intellettuale sulla nostra realtà. Si tratta, per chiunque abbia ricevuto una seduta secondo questo metodo, di un’evidenza percepita chiaramente: a livello posturale, di tono di voce, di percezione di sé, di mutamento delle sensazioni fisiologiche, di riduzione o addirittura sparizione di sintomi fisici in talune occasioni, chi ha provato a “far parlare” i suoi sé interiori con questo metodo non ha dubbi che “molte cose” stanno avvenendo durante la seduta…. “cose” i cui effetti si manifestano anche successivamente – non solo sul piano psicologico.

Tuttavia questa evidenza resta sempre e soltanto interiore, appartiene al mondo della coscienza, e tutt’al più può essere condivisa all’interno del gruppo che utilizza il metodo e ne verifica gli effetti nel tempo.

Ma questa modalità mantiene il lavoro psico-energetico del Voice Dialogue (e probabilmente di altri metodi ad approccio olistico) all’interno di nicchie di appassionati ed esperti, ma non permette il confronto con altre realtà; soprattutto non permette un confronto con la comunità scientifica e un ampliamento dell’utilizzo di questo metodo all’interno del contesto più vasto della prevenzione della malattia o del mantenimento della salute.

Naturalmente per un progetto di questo tipo occorre poter avere al proprio fianco innanzitutto le persone giuste, che ne possano comprendere i fini e condividerli; ma anche gli strumenti giusti, che siano in grado di rilevare dei parametri significativi in unità di misura riconosciute dalla comunità, misurazioni quindi riproducibili. L’incontro con il Dott. Caddeo e il Prof. Serrano è stato fondamentale per mettere a punto degli esperimenti utilizzando un’apparecchiatura che si è rivelata idonea ai nostri scopi: l’apparecchio di diagnostica bioelettronica BFB, utilizzato secondo il metodo Ryodoraku .

Per eseguire gli esperimenti, abbiamo chiesto l’aiuto di quattro volontari[5] (io stessa mi sono sottoposta al test quindi sono state misurate 5 sedute): abbiamo scelto di lavorare con counselor esperti di Voice Dialogue perché le sedute dovevano avere alcune caratteristiche:

  • essere brevi (20 minuti)
  • essere svolte  alla presenza di due persone (Alberto e Sergio, che manovravano l’apparecchio e riprendevano le sedute)
  • essere focalizzate su un tema generale ma comune: la scelta è andata sull’esplorazione dei sé dell’attivista (legato al fare) e del sé rilassato, legato allo stato dell’essere

Le sedute si sono svolte nello studio del Dott. Alberto Caddeo a Milano. I risultati di questi primi esperimenti sono stati esposti al Secondo Convegno Nazionale “I linguaggi del Voice Dialogue”, tenutosi a Porretta terme il 17-18 giugno 2006, e organizzato dalla Scuola di Counseling indirizzo Voice Dialogue e da ANCORE, Associazione Nazionale Counselor Relazionali, con il patrocinio del Master “Relazioni interpersonali, Comunicazione e Counseling” diretto dal Prof. Cheli, Università di Siena e dell’Associazione Voice Dialogue Italia. Questo articolo rappresenta un’elaborazione di tale conferenza.

La cornice scientifica

Prima di esaminare i dati, è opportuno comprendere meglio la cornice scientifica in cui ci stiamo ponendo, nonché l’apparecchiatura che è stata utilizzata. Questa parte della relazione è stata tenuta dal Prof. Serrano, e alcuni interessanti elementi e diagrammi sono riportati nel suo articolo disponibile in file pdf: Biofisica e Sistemi Biologici”.

Ne diamo qui una versione più colloquiale, adatta agli scopi di questa trattazione.

Gli studi che vengono svolti dal Centro Ricerche dell’Università di Milano sono volti a valutare le diverse Medicine Naturali, verificarne la validità scientifica secondo i parametri occidentali,  giudicare quali possano essere utilizzate in modo complementare rispetto alla Medicina accademica, e in che modi.

Da lungo tempo le diverse Medicine Naturali (definite anche Complementari), ancorate ad antiche tradizioni, utilizzano il termine “energia” o loro equivalenti, ma questo termine non viene definito, in tali contesti. Gli approcci puramente farmacologici, più specifici della Medicina accademica, non sono invece interessati agli aspetti energetici della realtà; tale Medicina infatti risente ancora fortemente dell’impronta chimica;  questo atteggiamento è spiegabile con il fatto che storicamente in occidente è stata proprio la chimica la prima scienza a strutturarsi come tale, influenzando anche quelle che sono emerse poco dopo.

Avevamo quindi, da un lato, Medicine “energetiche” di fatto ma prive di supporto scientifico; dall’altro una Medicina biochimica che avrebbe potuto trarre elementi utili dalle prime, in una logica di complementarità, ma che richiede verifiche teoriche e sperimentali.

La realtà biochimica e la realtà energetica

La disciplina scientifica che maggiormente ha studiato e studia l’energia è la Fisica. Proprio qui in Italia abbiamo avuto l’onore di avere un fisico, il premio Nobel Rubbia, che ha scoperto il nucleone ed evidenziato il rapporto tra fotoni e nucleoni – cioè  il rapporto tra l’energia e la massa: questo rapporto è di circa 1 miliardo a 1. Detto in altre parole, solo un miliardesimo della realtà è studiabile attraverso la chimica come noi la conosciamo: il resto è energia, fotoni e biofotoni[6]. La duplice realtà (meccanica e chimica da un lato, energetica dall’altro) si è resa sempre più evidente, così come sempre più pressante è diventata la necessità, per la Medicina e la Biologia, di non ignorare questa verità, anzi di poterla utilizzare anche a livello diagnostico.

Per poter descrivere la seconda realtà, quella energetica, in campo biologico, c’era bisogno non solo di questa evidenza, ma anche di una teoria che potesse inserirla nel corpo delle conoscenze biologiche in un quadro coerente: questo è avvenuto grazie al nuovo modello del DNA, che utilizza la teoria dei biofotoni[7]. Se la Medicina chimica, per descrivere lo stato di salute o di malattia, descrive e utilizza il concetto di omeostasi[8]biochimica, le discipline naturali (come ad esempio l’agopuntura, già inserita tra le medicine complementari riconosciute) richiedono l’esistenza di una omeostasi elettromagnetica. Il nuovo modello del DNA mostra che esso non controlla solo l’omeostasi biochimica, ma, attraverso i biofotoni, anche quella elettromagnetica. La fisica ha dimostrato la realtà dei biofotoni, ed è riuscita a misurarli con opportune apparecchiature ed anche a fotografarli grazie alle elettronografie (elettrofotografie).

“Quando l’omeostasi è alterata, per correggere la parte chimica si usano farmaci chimici, ma per correggere  quella energetica non ha senso utilizzare sostanze chimiche, bisogna dare energia: e qui si possono usare i rimedi omeopatici che è stato dimostrato  producono polarizzazioni delle onde elettromagnetiche; naturalmente la realtà è la stessa: quindi sistemando l’omeostasi biochimica si può sistemare quella elettromagnetica e viceversa. Non si può quindi essere chiusi ed agire su una sola via”.

A questo punto rimanevano altre domande fondamentali:

  1. In che modo questi debolissimi segnali elettromagnetici viaggiano all’interno dell’organismo? (Attraverso cosa passano? Ad esempio, si è visto che sotto certi punti dell’agopuntura non vi sono terminazioni nervose, allora in che modo viene trasmesso lo stimolo?)
  2. E, vista la debole intensità, come si può dare ragione di effetti importanti nell’organismo?

La struttura elettromagnetica dell’acqua

Alla prima domanda risponde la comprensione della struttura elettromagnetica dell’acqua. Le molecole di H2O sono dei “dipoli” elettrici: questo significa che si orientano se viene applicato un campo elettromagnetico e che possono permettere la trasmissione di un segnale. La polarità dell’acqua crea infatti dei “filamenti” costituiti dalle sue molecole, una sorta di “fili virtuali” attraverso i quali i deboli segnali elettromagnetici applicati possono viaggiare.

L’organismo come sistema aperto

Alla seconda domanda risponde il modello dell’organismo visto come un sistema aperto, e non un sistema chiuso. Finora la Medicina accademica aveva visto l’organismo come un sistema chiuso, un sistema cioè dove, date certe cause, si hanno sempre (o quasi sempre) gli stessi effetti: ad esempio se si prende un certo farmaco, avrai, con un alto grado di probabilità, gli stessi effetti. Il sistema chiuso si basa su una concezione meccanico-chimica degli organismi viventi, che vengono analizzati senza al tempo stesso valutare adeguatamente il contesto. La struttura che si crea in questo modello è eccessivamente rigida, se comparata alla realtà.

La nascita della teoria del caos ha permesso lo sviluppo di un modello parallelo: quello degli organismi comesistemi aperti[9]. La descrizione è di natura biofisica e non meccanico-chimica, e prevede che il sistema che riceve un certo stimolo (con una terapia o una qualsiasi azione) sia in grado di rielaborarlo: il che comporta che ad uno stesso stimolo iniziale non necessariamente corrisponde lo stesso output finale. Dal punto di vista della teoria del caos questo elemento è un elemento di “disordine”, ma un certo grado di disordine è proprio la cosa che rende flessibile un organismo vivente: gli permette di prendere vie alternative.

La risposta a queste ultime domande ci avvicina ai nostri esperimenti. L’organismo, in questo modello, non obbedisce a leggi deterministiche, ma è una struttura flessibile che può raggiungere diversi stati di equilibrio, e questi stati possono mutare “in funzione dell’energia ordinata, informazionale, proveniente dall’esterno”. Lo stimolo esterno può anche essere una piccolissima quantità di energia, ad esempio un medico può praticare l’agopuntura usando la laserterapia: la quantità di energia applicata è debolissima, ma gli effetti possono essere importanti perché la struttura aperta è in grado di rielaborarli.

La produzione di effetti biologici partendo da stimoli energetici esterni, anche di tipo emozionale, è stata dimostrata da una scienza recente, la PNEI (PsicoNeuroEndocrino Immunologia).

Ecco che la Medicina accademica può sempre più integrare modelli energetici, poiché la scienza sta elaborando teorie e modelli che danno della realtà organica una descrizione di tipo elettromagnetico ed energetico che si affianca e completa quella di tipo chimico già nota.

Il Metodo BFB-Ryodoraku

A questo punto tuttavia sorge un’altra interessante questione: in che modo queste alterazioni dell’omeostasi possono essere diagnosticate e misurate?. Occorre che le apparecchiature dedicate a questo scopo siano riconosciute dalla comunità scientifica, in modo da creare un ponte tra le due culture e poterle utilizzare entrambe negli aspetti utili e peculiari di ciascuna.

Il Metodo BFB Ryodoraku risponde a queste esigenze.

L’apparecchio è uno strumento a potenziali evocati che quindi utilizza unità di misura riconosciute; le misure sono fatte sui punti di agopuntura, la cui esistenza è stata dimostrata ampiamente in ambito scientifico. Dando uno stimolo alla periferia ci si aspetta un microriflesso nel sistema nervoso autonomo. I principi di questa tecnica diagnostica sono stati studiati all’Università di Kyoto (Giappone) dal Professor Nagatani e successivamente perfezionati presso l’Università di Milano1[10] dando origine all’attuale sistema diagnostico BFB FRA.SE.. L’apparecchio di misura è collegato ad un computer che elabora le misure effettuate dall’apparecchio BFB, generando grafici significativi.

zener_bfb

(Per gentile concessione della ZENER s.a.s. Milano)

L’interpretazione dei dati ottenuti

Al Convegno di Porretta avevo intitolato (Dott. Caddeo) questa parte del lavoro “Prime esperienze tra la bioenergetica del sistema vivente e il Sé”, per esplicitare che ogni esperienza di coscienza interiore ed evolutiva della coscienza implica inesorabilmente un cambiamento di qualità e quantità dell’energia psicofisica dell’individuo.

Il metodo BFB Ryodoraku spiegato precedentemente è un supporto validissimo per questo scopo. È valido proprio per il fatto che “misura” quantità e proporzioni tra le energie dei differenti Meridiani che conducono le forze costitutive dell’essere umano. Alla base dell’ interpretazione dei dati vi è quindi un approccio integrato,  che si rifà alla medicina cinese, rivisitata dalla scientificità occidentale e dalla psicologia ad approccio psicosomatico: la visione unitaria di mente e corpo è intrinseca nella medicina cinese ed anche alla psicosomatica –  una visione analogica, simbolica, di connessione cosmica del microcosmo uomo.

Questa metodica abbinata al processo del Dialogo delle Voci, dove la dinamica energetica-magnetica psicofisica si evolve con gran successo, si ottiene una valida occasione per dimostrare l’esistenza e il cambiamento di una energia “vitale” collocata in centri spaziotemporali precisi nel “tempo” dell’uomo, potremmo dire una localizzazione analogica delle energie dei vari sé nella struttura fisica – la sua identità psicosomatica. Inutile ricordare che anche per il Voice Dialogue la dimensione mente, spirito, psiche e biologia sono un evento unico.

Valutare l’evoluzione di una seduta di Voice Dialogue  in una chiave energetica secondo l’approccio suddetto è stato sorprendente: infatti entrambi  (Caddeo e Serrano) non prevedevamo, secondo la nostra esperienza di medici e scienziati, che in un tempo così breve, di soli 20 minuti, avessero luogo dei cambiamenti così radicali e importanti dal punto di vista energetico,  un movimento energetico in così  grande risonanza con il movimento emozionale e psichico. Questo è un punto importante: la plasticità energetica. Importante anche dal punto di vista accademico, perché è stato riproducibile da un punto di vista di misurazione vera e propria.

Abbiamo quindi potuto analogizzare le funzioni energetico-archetipali con funzioni ed aspetti psichici, cioè i “sé interiori” come definiti nella Dinamica dei sé e esperiti con la tecnica del  Dialogo delle Voci.

A questo scopo sono state prese in considerazione, e “misurate” per ogni soggetto, quattro fasi:

Lo stato basale, cioè come il soggetto è trovato, la “loggia energetica” di base

  1. Lo stato del “sé attivista” (l’energia connessa al fare, all’azione)
  2. Lo stato dell’”essere” (energia rilassata, non focalizzata, connessa al sentire)
  3. Il nuovo stato di normalità dopo l’esperienza elaborativa della seduta di Voice Dialogue.

Nei grafici BFB Ryodoraku (cfr. figura precedente) c’è una linea che rappresenta l’energia biologica media dell’individuo (media dell’energia di tutti i meridiani con algoritmi matematici particolari approvati dalla medicina accademica) il range di normalità; i punti che escono dai range di normalità sono quelli patologici; alla fine il software dà qual è il meridiano più alterato (meridiano significativo).

Nella tecnica Ryodoraku il “Meridiano Causativo o Significativo” non è solo da osservare come la “loggia energetica” da cui origina qualsiasi instabilità e quindi causa tutte le forme patologiche dell’individuo. Il Meridiano Causativo è il “luogo di massima criticità del sistema”, ovvero il punto di massima potenzialità, instabilità, vulnerabilità ma anche di massima elasticità per invertire il flusso dell’energia del sistema. La zona quindi della possibilità di ripolarizzazione e di inversione del salto qualitativo di coscienza e di adattamento.

 

Nel soggetto osservato e commentato durante la relazione del Congresso di Porretta Terme si può considerarenella rilevazione dello stato basale una condizione importante: nel punto F5 (F sta per foot perché il punto rilevato è sul piede, cfr. testo Biofisica e Sistemi Biologici, prof. Serrano), che corrisponde al meridiano di Vescica Biliare, si trova una figura cosiddetta a DIAMANTE.

I meridiani di agopuntura sono geometricamente simmetrici dal punto di vista anatomico e i loro valori energetici dovrebbero, normalmente, evolvere sino a convergere in valori simili (omeostasi energetica). La figura a diamante, presente nel grafico in corrispondenza di F5, significa che il meridiano sinistro va verso valori positivi (quindi di maggiore energia) e che quello destro va verso valori negativi: i valori energetici dei due meridiani divergono evidenziando una progressiva instabilità del sistema biologico globale (Organismo). Questo è un dato di altissima vulnerabilità e instabilità potenziale anche se in questo quadro il Meridiano “Causativo” (cioè il mediano maggiormente alterato) è quello di Milza-Pancreas. (La milza-pancreas è connessa all’elemento terra, psicologicamente rappresenta la riflessione dell’atto prima della decisionalità; si cerca di integrare i vari elementi, per poi realizzarli).

Il Meridiano di Vescica Biliare rappresenta, nella Medicina Tradizionale Cinese e comunque nella Medicina delle Tradizioni, l’estrinsecazione dell’aggressività nel senso etimologico di “ad-graedior” ovvero il mordente di vita, l’avvicinarsi alle “cose”.  La persona quindi non ha ancora la capacità di portare avanti un discorso di realizzazione, di andare oltre; c’è una forte difficoltà psicologica ad agire su questa sua parte ed anche un rischio di  somatizzazioni rispetto a questa situazione.

Il Meridiano di Milza-Pancreas rappresenta, come abbiamo detto, la capacità  riflessiva che potenzialmente può essere quella componente che gli può dare accelerazione e salto di livello coscienziale, ma anche di peggioramento dato dalla cattiva dialettica tra integrazione riflessiva e l’estrinsecazione della aggressività costruttiva.

Nella seconda rilevazione è di assoluto rimarchevole valore il fatto che scompare la figura a diamante in F5:  il “sé” dell’attivista è bastato, una volta che si è agito nella seduta, a riequilibrare la difficoltà di estrinsecare la propria determinazione concreta nella vita. Si sono aperte delle possibilità, addirittura c’è la sovrapposizione perfetta dei due controlaterali (valori sinistro e destro dei punti Vescica Biliare): si è risolto totalmente il punto critico del  quadro.

Elaborando il “sé” dell’attivista, anche il meridiano Causativo o significativo è predisposto ad integrarsi nella sua funzione riflessiva concretizzandosi nella acquistata capacità di estrinsecare l’energia vitale dell’Elemento Legno al quale appartiene il Meridiano di Vescica Biliare.

Nella terza rilevazione, legata allo stato rilassato,  si rileva una cosa importante: il momento dove troviamo il meridiano significativo diventa H3, cuore, con una forma cospicua a diamante, che rappresenta un momento delicato di passaggio di tipo  affettivo, di quello che la milza ha fatto scegliere, integrare. Il cuore permette di concretizzare l’entusiasmo delle scelte che possono essere realizzate: la labilità mostra che il soggetto è ancora in una situazione fluida, che deve lasciar sedimentare la situazione.

Fase finale (della centratura): di nuovo il meridiano significativo è il Cuore, ma totalmente integrato nella sua potenzialità; la vescica biliare è stato eliminato già dall’attivista; pochi minuti di sedimentazione (grandissima efficacia di una seduta) mostrano il significato unitario della seduta:  il soggetto si è liberato dalla paura – timore della realizzazione, dalla non fiducia in sé stesso, l’integrazione addirittura è affettiva, con entusiasmo.

Considerazioni finali

Un primo dato di estremo interesse è la rapidità dei cambiamenti che la seduta di Dialogo delle Voci innesta: in soli  20 minuti lo stato energetico cambia 4 volte, modificando addirittura  anche i meridiani, cose che invece, in una serie di misurazioni in situazione normale, restano abbastanza stabili.

Nella valutazione dei grafici, che nell’articolo non sono riportati, si è notato che a volte alla fine si ripropone un quadro che, pur diverso da quello della prima rilevazione, ne ripresenta il punto critico: tuttavia il meridiano plastico, potenziale è proprio quello, per cui ritorna ad uno stato labile ma con tutta l’esperienza portata avanti, quindi con un voltaggio superiore, quindi molto energetico, che apre a nuove possibilità.

Siamo quindi convinti della estrema utilità di continuare questa sperimentazione con un numero maggiore di soggetti: provare scientificamente, e quindi con dati oggettivi, il formidabile intreccio tra l’esperienza interiore ed evolutiva della coscienza e  il cambiamento di qualità e quantità dell’energia psicofisica dell’individuo, significa contribuire ad una “rivoluzione” epistemologica e ad un cambiamento della mentalità scientifica, preludio di altre visioni e progetti liberi dai preconcetti riduttivistici.

Ottobre 2006


[1] Medico, psicologo e psicoterapeuta, docente al Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica,  Biotecnologie e Medicine Naturali, Università di Milano.

[2] Scuola di Counseling indirizzo Voice Dialogue, Docente al Master “Relazioni interpersonali Comunicazione e Counseling” diretto dal Prof. Enrico Cheli,  Università di Siena.

[3] Docente universitario e vicedirettore del Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine Naturali, Università di Milano.

[4] Ringrazio l’amica e counselor Silvana Borile per aver creato questo contatto.

[5] I Counselor  Silvana Borile, Fabiana Pasi, Alberto Pellegrino e Paola Poluzzi che voglio qui ringraziare.

[6] “Il primo a teorizzare la presenza di fotoni prodotti da organismi viventi (biofotoni) fu il biologo russo Gurwitsch, nel 1923. Attorno al 1950 altri scienziati russi di “Biofizika” confermavano la presenza di biofotoni negli organismi viventi. Un nuovo e molto sensibile rivelatore di luce, il tubo fotoamplificatore, permise la prima conferma rigorosa e sperimentale da parte di un fisico: il Prof. Facchini dell’Università di Milano. Da quel momento gli studi e le ricerche nel campo della “radiazione cellulare ultradebole” ebbero un grande impulso ad opera di ricercatori in varie parti del mondo” (Da: “Biofotoni e mitosi cellulare”, tesi della dott.ssa Laura Garnerone al Corso post-laurea “Tecnologie Biomediche e Medicina Naturale”, relatore Prof. Sergio Serrano, a.a. 2003-04, Università di Milano)

[7] Le proprietà biofisiche dei biofotoni sono state studiate, trai primi, dal Dott. Fritz Albert Popp. Tra il 1981 e il 1986, assieme al biologo molecolare Walter Nagl del laboratorio dell’Università di Kaiserlautern, Popp definiì megio tale teoria, e diversi esperimenti evidenziarono il DNA come fonte principale di biofotoni. (…) Le molecole del DNA non sono soltanto puri elementi biochimici ma anche e soprattutto antenne capaci di emettere ed assorbire onde”. (Laura Garnerone, tesi cit.)

[8] Omeostasi: “Tendenza innata negli organismi a mantenere costanti i fattori che determinano un’armonia funzionale, e a ristabilirli quando vengono alterati; riferito soprattutto alla costanza della composizione nell’ambiente interno” (Dizionario enciclopedico Sansoni, FI)

[9] “Dobbiamo al fisico e chimico Ilya Prigogine, premio Nobel per la Chimica, 1977) la comprensione delle “strutture dissipative”. I sistemi biologici possono essere assimilati a strutture di tipo dissipativi, ossia sistemi aperti che scambiano con l’ambiente energia non caotica, ad esempio sotto forma di segnali elettromagnetici o di materia. L’aumento di energia fa diminuire l’entropia, cioè il disordine. Fra i maggiori meriti di Prigogine vi è quello di aver saputo superare la concezione che l’apporto di energia produca sempre caos. Nelle strutture dissipative l’energia fornita si diffonde fulmineamente per tutto il sistema.” (Laura Garnerone, tesi cit.)

[10] Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica – Biotecnologie, Medicine Naturali dell’Università Statale di Milano

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