Verso gli Archetipi: l’Imagery – (Franca Errani)

da | Gen 30, 2013 | Blog | 0 commenti

Nell’articolo precedente ho delineato i principi della tecnica dello stretching, le sue linee-guida, le precauzioni nel suo utilizzo nell’ambito della seduta di Dialogo delle Voci.

Vi sono altre tecniche che creano facilmente condizioni in cui gli Aspetti tendono verso situazioni archetipali, dove cioè lo stretching tende ad avvenire in modo “facile”. Ad esempio nelle tecniche di Imagery, oppure nel lavoro sul Sogno, o ancora con certi esercizi corporei o con il Dialogo attraverso il Sintomo. Proprio per questa facilità occorre che il Counselor / terapeuta sia consapevole della potenza del movimento verso gli Archetipi, del suo implicito rischio inflattivo e  quindi della necessità di saper ricondurre il cliente attraverso gli “strati” psichici che si sono attraversati, in modo da radicare l’esperienza rafforzando il centro della psiche, l’Io consapevole. Infatti, qualsiasi esperienza di ampliamento della propria energia psichica deve poi confrontarsi con la capacità dell’Io di sostenere questa maggiore attivazione e di utilizzarla in modo sano nella propria vita.

Poiché un pioniere di queste esplorazioni è stato Jung, e il Voice Dialogue contiene profonde influenze junghiane, voglio partire da qualche esperienza di questo grande maestro per far comprendere meglio la bellezza, la potenza e anche i rischi di queste tecniche.

Le immagini interiori possono prendere corpo, diventare vivide e “parlarci direttamente” attraverso l’uso dellaimmaginazione attiva (o Imagery). Jung sperimentò questo lavoro su sé stesso e sui suoi pazienti, in relazione all’elaborazione di sogni o anche semplicemente attraverso le fantasie. Quando decise di abbandonarsi a questa esplorazione, in particolare negli anni tra il 1914 e il 1918, dopo la separazione da Freud, attraversò una fase professionale piuttosto complessa. In quel periodo egli si dedicò alle immagini interiori (sia proprie che dei suoi pazienti) rendendosi conto che potevano “prendere corpo, imporsi, vivere di vita propria e trasformarsi, al punto che si può parlare allora di visione, e anche di allucinazione”. Come al solito, Jung si impegnò profondamente nell’esperienza, annotando con cura le visioni che gli arrivavano, usando la pittura, la scrittura e il disegno, studiando i testi alchemici, ricchi di immagini e simboli. Lo racconta lui stesso nel suo libro “Ricordi, sogni, riflessioni”: “Si scatenò un flusso incessante di fantasie, e feci del mio meglio per non perdere la testa e per trovare il modo di capirci qualcosa. Ero inerme di fronte a un mondo estraneo dove tutto appariva difficile e incomprensibile. (…) Le tempeste si susseguivano, e che potessi sopportarle, era solo questione di forza bruta. Per altri hanno rappresentato la rovina: così per Nietzsche, Hoelderlin e molti altri. Ma in me c’era una forza demoniaca e mi convinsi fin da principio di dover cercare ad ogni costo il significato di ciò che sperimentavo in queste fantasie. (…). Annotai le mie fantasie come meglio potevo e feci un serio sforzo per analizzare le condizioni psichiche in cui erano sorte; ma mi riuscì di farlo solo con un linguaggio approssimativo…”

La pratica della scultura e della pittura ha aiutato Jung a elaborare i potenti contenuti che emergevano dalla psiche, un fermento ricchissimo da cui sono emersi i particolari concetti della psicologia analitica – il concetto di animus, anima, ombra, senex, ed anche il concetto stesso di inconscio collettivo…

Jung quindi è il primo a insistere sull’importanza di usare prudenza in tali esplorazioni,  canalizzando le esperienze senza farsene sommergere. Scriverà così: (…) “Capii che l’inconscio è un processo, e che la psiche si trasforma o sviluppa a seconda della relazione dell’io con i contenuti dell’inconscio”.

Ho riportato queste annotazioni di Jung non per spaventare il lettore rispetto all’utilizzo dell’ immaginazione attiva, che è uno dei metodi più affascinanti del viaggio interiore, ma per far apprezzare quanta strada questo gigante abbia compiuto da solo, in un’epoca improntata a grande ottimismo verso l’indagine razionale, e quante vie abbia aperto ai suoi successori.

Le sue osservazioni sono importanti perché sottolineano in particolare questi punti:

–         l’inconscio va trattato con rispetto e cautela: occorre non farsi inondare dai contenuti psichici.

–         il viaggio interiore deve comunque permettere il “ritorno a casa”, al mondo fenomenico, alla realtà quotidiana. Questo compito è un dovere morale e professionale di ogni counselor, terapeuta o guida spirituale.

Voglio ora riassumere alcuni concetti utili per chi voglia utilizzare le tecniche di Imagery in modo ricco e sicuro.

Cosa attivano le immagini:

  • forniscono una panoramica, una comprensione più vasta; in alcuni casi l’immaginario ci offre elementi disparati, anche contraddittori;
  • sono la rappresentazione di un’energia che la persona sta esprimendo (o cercando di reprimere)
  • hanno una funzione di collegamento tra mente, corpo, emozioni e spirito, tra diversi livelli di coscienza e tra vari Aspetti interiori
  • possono accumulare, immagazzinare e trasformare l’energia
  • influenzano il comportamento
  • evolvono a mano a mano che la persona procede nel lavoro di autoconoscenza e contribuiscono a risolvere le sue problematiche, liberando le energie accumulate con un effetto di guarigione e integrazione.

Linee-guida per l’uso dell’immaginazione attiva guidata

Il  ruolo del counselor-terapeuta è quello di un aiutante, di un mediatore per un processo che non ha bisogno di lui per accadere. E’ sempre il cliente-paziente che immagina e sa meglio di tutti cosa sta accadendo. E’ quindi importante che il facilitatore si separi dai suoi diversi sé, in particolare quelli attivi e di prestazione: il suo lavoro di guida sarà tanto più efficace se saprà ascoltare in silenzio, se sarà in grado di stare semplicemente con la persona che sta vivendo l’ esperienza, e avere fiducia nella saggezza dell’inconscio.

Si tratterà talvolta di una danza tra mente razionale e mente intuitiva.  Vi può essere bisogno di interagire verbalmente per aiutare la persona e per seguirla nel suo viaggio, ma il counselor-terapeuta cercherà di farlo nel modo meno direttivo possibile, semplicemente accompagnando il processo, senza cambiarlo, incoraggiando con molta delicatezza la persona a dialogare con l’immagine e a riferire cosa sta accadendo.

Le domande possono essere del tipo:

  •             Cosa sta succedendo ora?
  •             Come ti senti, cosa senti?
  •             Che cosa hai bisogno che accada?
  •             C’ è qualcosa che l’immagine ti chiede?
  •             Di che cosa tu hai bisogno da lei?

Se la persona incontra figure minacciose, è importante risolvere il conflitto confrontando l’immagine: chiederle come mai si è presentata, che cosa sta facendo, di cosa ha bisogno; non dare direttive precise ma eventualmente limitarsi a fare qualche domanda aperta, del tipo: se ti servisse un aiuto, di cosa avresti bisogno? (Se vengono dati suggerimenti precisi da parte del counselor-terapeuta, si sta depotenziando il cliente).

Se invece la persona incontra energie transpersonali positive, si può gentilmente incoraggiarla a un contatto più profondo, a diventare l’immagine, a sperimentarla totalmente, se  se la sente. E’ sempre e comunque la persona che immagina ad avere la piena libertà nella scelta delle modalità e dell’intensità dell’esperienza. E’ bene ricordarlo: sii consapevole che hai illimitata libertà: se hai bisogno di qualsiasi cosa – un talismano, una caratteristica potente, un animale alleato – tutto è disponibile, non vi sono limiti,  tu sei in controllo, puoi andare e venire e fermarti ogni volta che vuoi; se le immagini sembrano avere una vita propria e un impulso a esprimersi, puoi decidere,  puoi scegliere se andare avanti o no (questo onora i sé primari).

  • Se hai bisogno di tempo o silenzio, dillo tranquillamente.
  • Se vuoi, riferisci ad alta voce quello che sta accadendo, questo ti aiuta a renderlo più  reale per te.
  • Ritorna al luogo di partenza prima di “rientrare”
  • Rilassati ed abbi fiducia che le immagini verranno e ti racconteranno la loro storia.

Utilizzando l’Imagery è facile che emergano contenuti archetipici. In qualche modo sta avvenendo uno stretching naturale, che va gestito con sensibilità. Ricordo una visualizzazione di Lea, una donna molto pratica, capace di creare successo e denaro, con una forte personalità sul lavoro ma un’insoddisfazione di fondo che l’aveva portata a fare un ciclo di sedute con me. I suoi Aspetti primari, pragmatici, razionali ed efficienti, l’avevano sempre tenuta rigorosamente lontana dai mondi più sottili e spirituali.

Durante una visualizzazione libera, Lea si era trovata su un prato alle pendici di una montagna e aveva iniziato una lenta e piacevole risalita, attraversando un bosco scuro e alcuni torrentelli. La risalita si era fatta sempre più lenta e faticosa, ma di una fatica “buona”… i prati avevano lasciato il posto alle rocce, scintillanti sotto il sole. A un certo punto una gigantesca aquila era apparsa, volando in cerchi concentrici, fino a posarsi su un’enorme roccia grigia. Lea si era fermata ad osservare il magnifico uccello, colpita da un senso di timore reverenziale… L’aquila poi l’aveva “guardata”, e nei suoi occhi dorati a un certo punto Lea aveva visto il Sole. La potenza irraggiante del Sole era diventata sempre più forte, tanto che il corpo di Lea si era messo a vibrare, come se fosse attraversato da una potente corrente di energia – e così era infatti, perché l’Aquila le stava riportando il contatto con lo Spirito. Questo incontro segnò una svolta nella relazione di Lea con i suoi Aspetti spirituali e una nuova onda di energia vitale entrò nella sua vita, aiutandola a trovare un senso più profondo nella sua vita – quel senso che le era mancato e che si manifestava attraverso la generica insoddisfazione che l’aveva fatta partire alla ricerca di “qualcosa di più”.

Altre volte i contenuti dell’Imagery possono essere spaventosi, perché portano a galla Aspetti profondamente rinnegati che si manifestano in modi distorti e terribili: animali mostruosi, guerrieri feroci, demoni e furfanti. Anche qui occorre saper stare nella visualizzazione senza farsi sommergere: con un tale atteggiamento coraggioso, rispettoso e saldo, è molto probabile che l’Aspetto si trasformi e faccia le sue richieste.

La visualizzazione di Gianluca era partita da un disagio fisico: una forte contrazione intestinale che da mesi lo faceva soffrire. La consegna era stata di “entrare” nei suoi visceri e lasciar emergere le immagini…

Gianluca si era ritrovato in un paesaggio gibboso, contorto, di rocce “pulsanti” sotto le quali sentiva un pericolo, un respiro di agguato, una ferocia… tuttavia, già  pratico del lavoro e disidentificato dai suoi Aspetti primari legati alla gentilezza e al bisogno di pace, il giovane uomo era in grado di “stare” in attesa degli eventi, seppure con un certo disagio. Lentamente la crosta terrestre si era aperta, lasciando uscire una creatura mostruosa, un misto di essere umano e animale, gigantesco e feroce. Uscita dalla terra, questa bestia enorme aveva cominciato a sradicare piante, a lanciare rocce, a urlare con un boato di tuono, a fare minacce. La furia era durata a lungo, poi la creatura si era trasformata in un enorme gorilla, una specie di King-kong scurissimo e pieno di energia. La forza distruttiva si era in parte calmata, anche se la potenza della bestia era pulsante e viva nei muscoli, nei denti, nello sguardo. Nel frattempo la pancia di Gianluca si era distesa e rilassata come da mesi non avveniva… L’enorme gorilla si muoveva ora in una foresta selvaggia, piena di vita e di colori; la bestia saliva sugli alberi con eleganza e forza, ed era un piacere vedere una tale energia vitale vibrare in mezzo alla natura. Il messaggio era chiaro: la forza vitale, l’energia istintuale e selvatica di Gianluca, represse così a lungo, avevano bisogno di spazio, di poter essere utilizzate e di uscire dalla gabbia di visceri sempre più rattrappiti!

Al termine della visualizzazione, può essere utile suggerire al cliente di elaborare ulteriormente le immagini emerse facendo dei disegni, dei   collage o modellando la creta.  La creta è particolarmente utile per elaborare le energie istintuali, come il gorilla  per Gianluca.

Conclusioni

Questo secondo articolo sugli Archetipi si è focalizzato sull’uso dell’Imagery, che è una via maestra nel lavoro con le energie archetipali e le cui linee guida fanno da riferimento anche per il lavoro sul Sogno e quello sul Sintomo corporeo. Invito i counselor-terapeuti che utilizzano queste tecniche a mandare le loro osservazioni e i loro contributi, in modo da arricchire questo sito con le loro esperienze.

Grazie e Buon Lavoro a tutti!

Luglio 2008

Copyright Franca Errani. Se utilizzi l’articolo, in tutto o in parte, grazie per citare la fonte.

Bibliografia

  • C.G. Jung, Sogni, ricordi, riflessioni, BUR 1984
  • C. Gaillard, Il museo immaginario di C. G. Jung, Moretti e Vitali 2003
  • F. Errani, Dispense per il Secondo Anno della Scuola di Voice Dialogue e BMD, 2008

 

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