Visione Lucida, 2ª Parte (F. Errani con Cecilia Sacchi)

da | Mar 15, 2013 | Blog | 2 commenti

Come preannunciato nel mese scorso, continuiamo la panoramica sugli utilizzi della Visione Lucida al di fuori della classica seduta di Voice Dialogue, come frutto delle sperimentazioni più recenti del Metodo Innerteam…

Questa volta la testimonianza ci viene dalla dott.ssa Cecilia Sacchi, che ringrazio per la condivisione della sua esperienza preziosa nel campo della professione medica. Lei utilizza la Visione Lucida, appresa nel percorso formativo in Voice Dialogue, a conclusione della visita e del colloquio con i suoi pazienti.

“Ormai la Sintesi della VL fa parte del mio bagaglio terapeutico. Forse dico una parola grossa, ma sono sicura che vi sia una valenza terapeutica in questa “restituzione” al paziente del suo vissuto, da un altro punto di vista. Quando il paziente si siede al mio fianco, esce letteralmente dal suo stato di “malato”: si vede con altri occhi. Sono certa che questo elemento potenzia il processo di guarigione delle persone.

Uno dei nodi più complessi della relazione medico-paziente  è infatti la tendenza di quest’ultimo – suffragata dal nostro modello medico occidentale – a delegare completamente la figura del terapeuta alla cura: in un certo senso, il paziente “depone” il suo malessere sulla scrivania del medico e si aspetta la risoluzione. Ora, se è vero che transitoriamente il medico può e a volte deve “prendere in braccio” il paziente, è anche vero che non è questo il fine della terapia. A mio modo di vedere (e in questo l’approccio omeopatico e il Voice Dialogue sono stati fondamentali per cambiare la mia prospettiva) un percorso terapeutico dovrebbe lasciare il paziente, alla fine del viaggio, più cresciuto, più responsabile di quello che gli succede, più attento alla gestione del suo corpo e del suo stato di benessere. Insomma, deve avere appreso qualcosa su sé stesso, al di là della pillola o del rimedio.

Faccio questa premessa perché mi sembra essenziale inquadrare il mio utilizzo “extra-ordinario” della VL all’interno di una più generale modalità di relazione con il paziente, che ha visto nel tempo cambiare anche il mio setting di accoglienza. Nel mio studio, anche se vi è una scrivania, raramente viene utilizzata in  modo tradizionale. Più spesso, io e il paziente sediamo su due sedie senza diaframmi in mezzo; il colloquio, come da tradizione omeopatica, dura circa un’ora. L’aspetto relazionale quindi è molto presente, fa parte del percorso terapeutico.

Trovo che la VL, che utilizzo con grande regolarità anche se non sempre – questo dipende dalla mia sensibilità riguardo alla specifica situazione – aiuti a fare un “clic”: è uno scatto di consapevolezza a volte decisamente notevole. Vi sono persone che tendono a vedere solo al di fuori di sé le cause del proprio disagio (“è tutta colpa di mio marito/moglie/suocera…!”); all’opposto vi sono persone che sopravvalutano la propria responsabilità e si colpevolizzano sottovalutando l’importanza di altre cause (“mi sono troppo trascurato..” senza ricordare che ci sono stati grossi problemi reali che hanno imposto ritmi sfinenti). Vi sono persone che oscillano tra il desiderio-dovere di curarsi e quello di evitare il confronto con la malattia. Ricordo il caso di una donna, cui avevo chiesto di portarmi gli esami del sangue. Quando venne, non li aveva. Durante il colloquio accennò a questa cosa, tra le altre. Io notai che aveva avuto delle brevi interruzioni, parlando di questo fatto. Quando durante la VL le rimandai queste variazioni di tono e di ritmo, fu un “clic”: tornata al suo posto, la donna finalmente si aprì: “non voglio sapere niente. Non voglio saperne niente.”… Fu questo momento che permise un approfondimento delle paure, dei ricordi negativi e finalmente un salto di qualità nella presa di responsabilità del suo disagio.

Un caso interessante è legato al rapporto madre-bambino. Nella mia pratica vedo molti bambini, che la famiglia sceglie di curare preferibilmente attraverso l’approccio omeopatico. La VL, qui, è quasi d’obbligo. Potremmo chiederci: di chi è l’Io consapevole, qui? Il Sistema Bimbo-Mamma e più in generale Bimbo-Famiglia gioca ovviamente un ruolo molto grande; la  posizione neutra e distaccata della VL mostra in modo plastico e immediato quali sono le dinamiche relazionali che il bimbo vive con il genitore, la famiglia o l’insegnante.

In conclusione, sono molto grata di aver potuto arricchire il mio strumentario terapeutico con la VL che mi aiuta a lavorare meglio e con minor fatica.”

Marzo 2008

2 Commenti

  1. Monica Cinquini

    Buonasera sono una ex paziente della dottoressa Cecilia Sacchi …sono cinque anni che non ho più il suo numero e nonostante le ricerche ho trovato solo questo contatto. Potrei avere la sua mail?
    Grazie
    Monica Cinquini

    Rispondi
    • Franca Errani

      Ho scritto a Cecilia che provvederà a mettersi in contatto con Lei. Cordiali saluti, Franca

      Rispondi

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